mercoledì 27 novembre 2013

RENATO DE PAOLI PRESENTA: IL SECOLO DELLA SCUOLA D’INCISIONE ALL’ACCADEMIA DI VENEZIA

IL SECOLO DELLA SCUOLA D’INCISIONE ALL’ACCADEMIA DI VENEZIA

GALLERIA MEDUSA ESTE (PADOVA)
Il 30 novembre 2013 alla Galleria Medusa di Este, lo stampatore Diego 

Candido Cattarin celebra l’anniversario della riapertura del presso l’Accademia di Venezia, nel 1912 , fu 

affidata la cattedra al bolognese Emanuele Brugnoli.

E’ singolare che la mostra sia allestita da chi con pazienza e attenzione si è dedicato a questa professione, 

e non solo, sia capace di esporre stampe d’arte che rendono l’idea di artisti che hanno fatto scuola a 

Venezia. E’ un miracolo poter godere, in questa martoriata terra, i segni della sua storia, nella pratica 

dell’arte incisoria talvolta snobbata dagli esperti del settore, ma di grande professionalità. Incidere significa 

coniugare tecnica e talento, esperienza e progettualità, processo che implica il connubio sì degli artisti e del 

gallerista, in questo evento Ugo Albanese, ma anche della tradizione tramandata dalla bottega d’arte dello 

stampatore Diego Candido Cattarin.

Nei 20 anni in cui Emanuele Brugnoli tenne la cattedra d’incisione all’Accademia di Venezia, era attivo 

Fabio Mauroner . Veneziano di adozione, nato nel 1884 a Tissano del Friuli da famiglia di origine nobiliare, 

già nel 1905 è nella città lagunare, dove condivide con Modigliani un appartamento di fronte alla chiesa 

di S. Sebastiano; infatti, si ritraggono a vicenda in due ritratti; Mauroner viaggiò molto e negli U.S.A. fu in 

contatto con artisti come Whistler, Roth, Arms.

Durante il primo decennio del primo dopoguerra Giovanni Giuliani fu assistente di Brugnoli e nel 1932 viene 

chiamato all’Accademia, e sarà titolare dal 1938 al 1959. In quasi un trentennio d’insegnamento, maturò 

un’esperienza notevole nel campo dell’acquaforte, della vernice molle e dell’acquatinta, importantissima 

per lo sviluppo e la continuità di quest’arte. Notevole è la produzione grafica di Giovanni Giuliani, in 

particolare le opere dedicate al paesaggio della laguna, allora in costruzione, lo scavo del Rio Nuovo, il 

rifacimento del Ponte degli Scalzi e dell’Accademia , del polo industriale di Porto Marghera, del ponte della 

Libertà; i suoi allievi saranno famosi incisori: Giovanni Barbisan, Virgilio Tramontin, Bianchi Barriviera e poi 

Cesco Magnolato e Mario Guadagnino .

Guido Balsamo Stella nasce a Torino nel 1882, ma già nel 1896 è nella città lagunare, dove risiede il secondo 

marito della madre. Sin da prima del conflitto mondiale frequenta il gruppo di Ca’ Pesaro, poi esilia in Svezia 

e nel 1919 rientra in Italia. Balsamo Stella è a Monza, dieci anni dopo, dove dirige l’importante Istituto 

Superiore per le Industrie Artistiche, e dal ’36 quello d’Arte di Venezia, in quell’anno ritorna alla Biennale 

d’Arte, con l’incisione Diluvio , e così nella successiva la XXI, con due lavori in vetro inciso alla mola, Orione 

e Ruscello. Nel 1939 partecipa alla III Quadriennale Nazionale d’Arte di Roma e, due anni dopo, muore 

improvvisamente ad Asolo (Treviso).

Giovanni Barbisan è di una generazione successiva a questi grandi maestri, nato a Treviso nel 1914, a 

diciassette anni già frequenta l’Accademia di Belle Arti di Venezia, e inizia la propria ricerca grafica sotto la 

guida di Giovanni Giuliani e di Virgilio Tramontin, dopo l’interruzione bellica, perfezionò il suo linguaggio 

segnico, sciolto nella particolare luminosità che l’ha reso uno dei maggiori acquafortisti italiani della 

seconda metà del Novecento. 

Virgilio Tramontin, nato a S. Vito al Tagliamento (Pordenone) nel 1908, si avvicina all’arte incisoria 

frequentando la Scuola di Incisione dell’Accademia delle Belle Arti di Venezia, e dal 1952 è assistente di 

Giovanni Giuliani. Si spegne a tarda età nel 2002, una lunga vita vissuta con un tratto da “gentiluomo”, 

pacata, ma aperta e ricca sul piano intellettuale, contrassegnata da vari interessi culturali fino al rapporto 

con Pasolini, suo estimatore che lo coinvolse in alcune importanti iniziative legate al recupero del 

patrimonio culturale friulano. 

Il percorso nella storia della grafica d’arte veneziana, si conclude con le poetiche incisioni di Guerrino 

Bonaldo (1941) e di Livio Ceschin(1962) , caratterizzate da tratti panteisti; infatti, notevole è l’affinità dei 

due artisti contemporanei con lo stile di Barbisan, non solo appartengono a tre generazioni successive 

l’una all’altra, ma anche nascono e vivono nel trevigiano. Barbisan era del capoluogo, Bonaldo risiede a 

Zerobranco e Ceschin si è spostato di pochi chilometri dalla natia Pieve di Soligo, a Collalto.

Il Gallerista Ugo Albanese dichiara che il merito più grande di Diego Candido Cattarin: “è quello 

di aver contribuito a far nascere in me la passione per questa bellissima forma artistica “; infatti, 

lo stampatore trevigiano ma attivo a Venezia da più di sessant’anni ha fatto della sua vita un:” 

tutt’uno con la creatività dell’artista... E’ per questo - afferma - che chi esegue materialmente l’incisione 

non è che una faccia di una medaglia, l’altra è quella del grande artigiano che con le sue conoscenze e 

capacità rendere possibile la nascita di questi miracoli”.

La mostra “Stamperia calcografica Venezia” inaugura sabato 30 novembre 2013 alle ore 17.00 presso la 

galleria Medusa, via Giuseppe Garibaldi, 23 Este (Padova) e rimarrà aperta fino al 15 dicembre 2013

sabato 8 giugno 2013

RENATO DE PAOLI PRESENTA: III BIENNALE INTERNAZIONALE EX LIBRIS PALLADIO © 2012_2013 in Galleria d'Arte Busellato di Asiago.

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 I vincitori della III BIENNALE INTERNAZIONALE EX LIBRIS PALLADIO © 2012_2013  sono: 


Krzysztof  Marek  Bak, docente associato dell’Università della Slesia (Polonia) insignito del primo premio;
I premio; offerto da  Angeloni di Mestre-Venezia

Max Paggin, disegnatore del  “Giornale di Vicenza”,  ha ottenuto il secondo premio;


Patrizia Da Re   il terzo è stato assegnato all’artista padovana  ;

  
Eugeniusz e Pavel Delekta  vincitori di altri premi : polacchi

  
Galina Lwowa artista bielorussa


Giulia Martino  artista torinese 
premio Gallerie d’Arte Busellato di Asiago.

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Premi:
Museo Diocesano di Vicenza , II e III Premio;  
Galleria Scaletta 62  Vicenza
Galleria   Berga   Vicenza.

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Max Paggin II Premio












La Biennale Ex libri Palladio è nata nel 2088 ispirata  alle scelte stilistiche dell’architetto che ha fatto grande Vicenza; ciascun ex libris è caratterizzato da disegni e simboli che rappresentano il proprietario, oppure l’associazione,  la galleria cui è stato dedicato. L’ex libris, tradizionalmente, rappresenta il singolo proprietario del libro e nella III Biennale Internazionale Ex Libris Palladio .
La III  Biennale Internazionale Ex Libris Palladio dopo essere stata esposta nello storico Palazzo Piovene in corso Palladio a Vicenza, Spazio Fondazione Vajenti, e al Museo della Grafica di  Brunico, Stadtmuseum Bruneck, ora tocca alla Galleria d'Arte Busellato di Asiago.



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domenica 20 gennaio 2013

RENATO DE PAOLI PRESENTA: LA GALASSIA GUTENBERG




LA GALASSIA GUTENBERG
VENETO: CULLA DELLA GRAFICA D’ARTE
di Anna Maria Ronchin
 Il famoso sociologo Mc Luhan denominò la nostra epoca The Gutenberg Galaxy: The Making of Typographic Man, 1976, caratterizzata dall’invenzione  della stampa a caratteri mobili del XV secolo, attribuita a Johann Gutenberg. La stampa evidenzia i mutamenti determinati dalla società moderna, perché è parallela all’evoluzione dell’arte tipografica, da quando la cultura orale passò le consegna alla cultura alfabetica, processo in cui la parola perde il suo significato unitario, incisivo e si scinde in forma e significato mentale, legato al passato. Con l'invenzione di Gutenberg, queste caratteristiche della cultura alfabetica si accentuano e si amplificano: tutta l'esperienza si riduce ad un solo senso, cioè la vista e la stampa nel suo complesso, compresa quella digitale è una delle tecnologie predominanti dell’era moderna, influenza la struttura mentale delle persone in modo progressivo sotto l’occhio di tutti.
 L’arte della stampa fu ben presto introdotta a Venezia nel 1469, come da documento ufficiale del 18 settembre del Senato, il quale concedeva a Giovanni da Spira, il privilegium ad personam di stampare i libri in esclusiva per cinque anni in tutto il territorio della Serenissima Repubblica ( Venezia, Archivio di Stato, Notatorio del Collegio, reg. XIX, 1467-1473). Correlata alla stampa era la produzione della carta, attività praticata lungo le Riviere della Terraferma, dal Sile, al Brenta, dal Retrone ai corsi minori che scendevano alla capitale e di cui Veneziani detenevano il monopolio internazionale. Infatti, fu nei piccoli centri dove risiedevano i proprietari delle cartiere che comparvero i primi tipografi-editori a Treviso, Padova, Verona l’anno dopo la scomparsa di Giovanni da Spira (1471) e tre anni dopo anche a Vicenza. Gli stampatori ducali avevano commissioni di pubblicare per la fraglia dei notai e per i Sindici e Inquisitori della Terraferma, ai primi stampavano i rogiti, gli atti, i pegni e ai secondi i privilegi, gli appalti, le tariffe. Distinti erano gli stampatori che avevano l’imprimatur del Vescovo, che ordinava le lettere pastorali, le indulgenze, i libri quaresimali, le agiografie e gli esercizi di devozione cristiana.
 Ben presto gli stampatori si avvalsero di incisori, gli sculptores , per riprodurre le immagini sul foglio stampato. Le prime incisioni furono in incavo, o calcografiche, successivamente in rilievo,o xilografiche. La prima stampa in intaglio è a bulino e le fonti associano i primi incisori su metallo agli orefici; infatti, il primo pittore noto anche come incisore su metallo apparteneva ad una famiglia di orafi, il tedesco Martin Shongauer (Colmar 1453-Breisach 1491). Egli incideva a bulino su lastre di rame, straordinario il Ritratto di donna e significativa la serie La passione di Cristo. Il suo segno è nitido e le larghe masse chiare sono definite dalla linea di contorno più che dal chiaroscuro. La nitida resa della figurazione di Shongauer influenzerà il grande incisore del XVI secolo, Albrecht Durer.
 La xilografia è la forma più antica di incisione in rilievo, eseguita prevalentemente su legno di filo, ma anche sul legno di testa, più resistente. L’inchiostratura di una lastra xilografica copre soltanto le parti lasciate in rilievo e la conseguente pressione sul foglio determina la riproduzione oggettiva e senza sorprese dell’immagine desiderata, nell’Occidente ebbe grande diffusione a partire dalla metà del secolo XV. La sua fortuna iniziò con il famoso libro Il Salterio di Magonza e con le carte e figure stampide degli stampatori-editori veneti. La materia incisoria o calcografica ha in sé gli aspetti vitali della sostanza “magica alchemica” per la trasformazione della lastra o del supporto ligneo, in forme sublimi; infatti il legno è il medium privilegiato e più squisitamente espressivo degli stampatori-editori umanisti, che si diffusero prima in Germania, poi nella Repubblica Veneta, dove aprirono le loro botteghe. Il primo stampatore-editore di cui Vicenza ha memoria fu Leonardo Achates, da Basilea che attratto dall’università di Padova, vi si trasferì. Poi venne chiamato nel vicentino, a Santorso, dove stampò Vitae Patrum, di San Girolamo, con la data del 1474, l’ ambiente era culturalmente vivo, e da questa data al 1491 circa venticinque edizioni, tra cui il bellissimo Dittamondo di Fazio degliUberti (1474), edizione principe, una Bibbia(1476), che è l'opera sua maggiore, il curioso Libro de le sorte di Lorenzo Spirito (1482-1484?), Ruralia commoda di P. de' Crescenzi (1490), varie grammatiche, anche greche, con tipi modellati sugli esempi milanesi, e leggi e statuti di Vicenza e di Padova (Treccani, 1960). Pubblicò opere celebri come il Canzoniere di Francesco Petrarca, volume che oggi è conservato presso la Biblioteca Civica di Vicenza.


Per secoli i codici erano stati copiati dagli amanuensi delle austere dimore aristocratiche oppure negli scriptoria dei monasteri, solo ora, dalla seconda metà del Quattrocento, il loro prestigio fu insidiato dai primi libri. Gli archivisti chiamano i primi documenti stampati e rilegati incunabula, dal latino cuna, culla, letteralmente significa in fasce; infatti, Cornelio van Benghem, colui che coniò il termine, l’incunabulum (Amsterdam, 1688) segna l’inizio della tipografia, documenti rari stampati in tutto il Quattrocento e dei quali ogni biblioteca urbana del Veneto conserva il valore artistico, culturale e storico. (parte I)



Vicenza, 19 maggio 2012