domenica 20 gennaio 2013

RENATO DE PAOLI PRESENTA: LA GALASSIA GUTENBERG




LA GALASSIA GUTENBERG
VENETO: CULLA DELLA GRAFICA D’ARTE
di Anna Maria Ronchin
 Il famoso sociologo Mc Luhan denominò la nostra epoca The Gutenberg Galaxy: The Making of Typographic Man, 1976, caratterizzata dall’invenzione  della stampa a caratteri mobili del XV secolo, attribuita a Johann Gutenberg. La stampa evidenzia i mutamenti determinati dalla società moderna, perché è parallela all’evoluzione dell’arte tipografica, da quando la cultura orale passò le consegna alla cultura alfabetica, processo in cui la parola perde il suo significato unitario, incisivo e si scinde in forma e significato mentale, legato al passato. Con l'invenzione di Gutenberg, queste caratteristiche della cultura alfabetica si accentuano e si amplificano: tutta l'esperienza si riduce ad un solo senso, cioè la vista e la stampa nel suo complesso, compresa quella digitale è una delle tecnologie predominanti dell’era moderna, influenza la struttura mentale delle persone in modo progressivo sotto l’occhio di tutti.
 L’arte della stampa fu ben presto introdotta a Venezia nel 1469, come da documento ufficiale del 18 settembre del Senato, il quale concedeva a Giovanni da Spira, il privilegium ad personam di stampare i libri in esclusiva per cinque anni in tutto il territorio della Serenissima Repubblica ( Venezia, Archivio di Stato, Notatorio del Collegio, reg. XIX, 1467-1473). Correlata alla stampa era la produzione della carta, attività praticata lungo le Riviere della Terraferma, dal Sile, al Brenta, dal Retrone ai corsi minori che scendevano alla capitale e di cui Veneziani detenevano il monopolio internazionale. Infatti, fu nei piccoli centri dove risiedevano i proprietari delle cartiere che comparvero i primi tipografi-editori a Treviso, Padova, Verona l’anno dopo la scomparsa di Giovanni da Spira (1471) e tre anni dopo anche a Vicenza. Gli stampatori ducali avevano commissioni di pubblicare per la fraglia dei notai e per i Sindici e Inquisitori della Terraferma, ai primi stampavano i rogiti, gli atti, i pegni e ai secondi i privilegi, gli appalti, le tariffe. Distinti erano gli stampatori che avevano l’imprimatur del Vescovo, che ordinava le lettere pastorali, le indulgenze, i libri quaresimali, le agiografie e gli esercizi di devozione cristiana.
 Ben presto gli stampatori si avvalsero di incisori, gli sculptores , per riprodurre le immagini sul foglio stampato. Le prime incisioni furono in incavo, o calcografiche, successivamente in rilievo,o xilografiche. La prima stampa in intaglio è a bulino e le fonti associano i primi incisori su metallo agli orefici; infatti, il primo pittore noto anche come incisore su metallo apparteneva ad una famiglia di orafi, il tedesco Martin Shongauer (Colmar 1453-Breisach 1491). Egli incideva a bulino su lastre di rame, straordinario il Ritratto di donna e significativa la serie La passione di Cristo. Il suo segno è nitido e le larghe masse chiare sono definite dalla linea di contorno più che dal chiaroscuro. La nitida resa della figurazione di Shongauer influenzerà il grande incisore del XVI secolo, Albrecht Durer.
 La xilografia è la forma più antica di incisione in rilievo, eseguita prevalentemente su legno di filo, ma anche sul legno di testa, più resistente. L’inchiostratura di una lastra xilografica copre soltanto le parti lasciate in rilievo e la conseguente pressione sul foglio determina la riproduzione oggettiva e senza sorprese dell’immagine desiderata, nell’Occidente ebbe grande diffusione a partire dalla metà del secolo XV. La sua fortuna iniziò con il famoso libro Il Salterio di Magonza e con le carte e figure stampide degli stampatori-editori veneti. La materia incisoria o calcografica ha in sé gli aspetti vitali della sostanza “magica alchemica” per la trasformazione della lastra o del supporto ligneo, in forme sublimi; infatti il legno è il medium privilegiato e più squisitamente espressivo degli stampatori-editori umanisti, che si diffusero prima in Germania, poi nella Repubblica Veneta, dove aprirono le loro botteghe. Il primo stampatore-editore di cui Vicenza ha memoria fu Leonardo Achates, da Basilea che attratto dall’università di Padova, vi si trasferì. Poi venne chiamato nel vicentino, a Santorso, dove stampò Vitae Patrum, di San Girolamo, con la data del 1474, l’ ambiente era culturalmente vivo, e da questa data al 1491 circa venticinque edizioni, tra cui il bellissimo Dittamondo di Fazio degliUberti (1474), edizione principe, una Bibbia(1476), che è l'opera sua maggiore, il curioso Libro de le sorte di Lorenzo Spirito (1482-1484?), Ruralia commoda di P. de' Crescenzi (1490), varie grammatiche, anche greche, con tipi modellati sugli esempi milanesi, e leggi e statuti di Vicenza e di Padova (Treccani, 1960). Pubblicò opere celebri come il Canzoniere di Francesco Petrarca, volume che oggi è conservato presso la Biblioteca Civica di Vicenza.


Per secoli i codici erano stati copiati dagli amanuensi delle austere dimore aristocratiche oppure negli scriptoria dei monasteri, solo ora, dalla seconda metà del Quattrocento, il loro prestigio fu insidiato dai primi libri. Gli archivisti chiamano i primi documenti stampati e rilegati incunabula, dal latino cuna, culla, letteralmente significa in fasce; infatti, Cornelio van Benghem, colui che coniò il termine, l’incunabulum (Amsterdam, 1688) segna l’inizio della tipografia, documenti rari stampati in tutto il Quattrocento e dei quali ogni biblioteca urbana del Veneto conserva il valore artistico, culturale e storico. (parte I)



Vicenza, 19 maggio 2012

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